Pubblico il testo della risposta all’interpellanza da me presentata sul processo AEmilia rispetto alle necessità di organico per il corretto svolgimento del procedimento.
(Iniziative per assicurare adeguati mezzi, personale e risorse per garantire lo svolgimento del cosiddetto processo Aemilia nel territorio dell’Emilia-Romagna – nn. 3-01628, 3-02028, 3-02035 e 3-02036)
PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Giuditta Pini n. 3-01628, Fabbri n. 3-02028, Sarti ed altri n. 3-02035 e Spadoni n. 3-02036, concernenti iniziative per assicurare adeguati mezzi, personale e risorse per garantire lo svolgimento del cosiddetto processo Aemilia nel territorio dell’Emilia-Romagna, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l’allegato A – Interrogazioni).
Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha facoltà di rispondere.
COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, Presidente. Rispondo quindi alle interrogazioni a risposta orale dei deputati, così come lei le ha indicate e riunite in un’unica risposta.
Mediante gli atti di sindacato ispettivo in discussione, gli onorevoli interroganti evidenziano l’imponente impiego di risorse umane e materiali necessarie alla celebrazione del cosiddetto processo Aemilia. Chiedono pertanto quali iniziative, sotto diversi e concorrenti profili, il Ministero della giustizia abbia assunto ed intenda assumere, per garantire il regolare svolgimento nelle sedi in cui è radicata per le diverse fasi la competenza territoriale.
Come è noto, le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna hanno ricostruito i tratti di un’associazione per delinquere di stampo mafioso di matrice calabrese, ma delocalizzata stabilmente in Emilia-Romagna, conducendo alla formalizzazione di oltre 200 contestazioni a carico di circa 240 imputati, molti dei quali sottoposti a misure cautelari.
I risultati delle investigazioni, confluiti nella richiesta di rinvio a giudizio, testimoniano allo stato, uno straordinario impegno degli inquirenti nella ricostruzione di consessi qualificati, radicati fuori dai luoghi genetici delle più gravi forme di criminalità organizzata.
La celebrazione del processo ha, di conseguenza, comportato l’esigenza di verificare, dapprima, l’utilizzabilità del Palazzo di Giustizia di Bologna, sede del tribunale distrettuale, per lo svolgimento dell’udienza preliminare, e successivamente del tribunale di Reggio Emilia, competente per la successiva fase dibattimentale.
Mi preme in questa sede indicare, secondo le normative, quali siano le competenze del Ministero della giustizia e quando lo stesso debba intervenire. Infatti, le competenze del Ministero della giustizia, nell’individuazione di aule per la celebrazione dei processi che richiedano particolari modalità sono delineate dall’articolo 145-bis delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale. La norma prevede che – leggo il testo della norma –: «Nei procedimenti per taluno dei reati indicati nell’articolo 51, comma 3-bis, del codice, quando è necessario, per ragioni di sicurezza, utilizzare aule protette e queste non siano disponibili nella sede giudiziaria territorialmente competente, il presidente della corte d’appello, su proposta del presidente del tribunale, individua l’aula protetta per il dibattimento nell’ambito del distretto. Qualora l’aula protetta non sia disponibile nell’ambito del distretto, il Ministero della giustizia fornisce al presidente della corte d’appello nel cui distretto si trova il giudice competente l’indicazione dell’aula disponibile individuata nel distretto di corte d’appello più vicino». Quando ricorrano le condizioni previste dalla legge – celebrazione di processi per reati di cui all’articolo 51 comma 3-bis, del codice di procedura penale, e ragioni di sicurezza – spetta pertanto al presidente della corte d’appello, su proposta del presidente del tribunale, procedere all’individuazione di aule idonee. Solo laddove locali dotati dei necessari requisiti di sicurezza non siano disponibili nel distretto, interviene allora il Ministero, il quale su richiesta del presidente della corte d’appello provvede ad indicare aule dotate delle richieste caratteristiche nel distretto più vicino.
In questo caso il Ministero della giustizia non è stato sollecitato, in quanto il presidente della corte d’appello ha deciso di far rimanere la trattazione del procedimento all’interno del distretto e quindi, d’accordo col presidente del tribunale, ha poi individuato, come dirò, lo stesso luogo del tribunale di Reggio Emilia. Quindi, essendo comunque tutto all’interno del distretto, il Ministero è stato sollecitato solo su alcuni aspetti che riguarderanno la videoconferenza, sui quali mi soffermerò in seguito nella mia risposta. Quindi, la competenza del Ministero della giustizia per quanto ho appena detto è pertanto del tutto residuale e presuppone un’apposita richiesta del presidente della corte d’appello.
Per la celebrazione del «processo Aemilia» nelle sue diverse fasi non risulta pervenuta alcuna richiesta di esercizio delle prerogative previste dalla legge. Non di meno, però la competente articolazione del Ministero della giustizia è intervenuta a supporto degli uffici, tanto per la celebrazione dell’udienza preliminare a Bologna sia per la successiva fase dibattimentale di cui è previsto l’inizio a Reggio Emilia il prossimo 23 marzo, attraverso l’assistenza dei tecnici ministeriali per verificare, di volta in volta, la praticabilità in concreto delle diverse ipotesi formulate dai capi degli uffici coinvolti.
La celebrazione dell’udienza preliminare, iniziata il 28 ottobre scorso, ha difatti richiesto l’individuazione di locali idonei in considerazione dell’imponente numero delle parti processuali e dei difensori impegnati nonché della partecipazione al processo a distanza, così come prevede il codice di procedura penale, anche di diversi imputati e delle connesse esigenze organizzative. Grazie alle intese raggiunte tra il Presidente della regione Emilia-Romagna ed i capi degli uffici è stato sperimentato un positivo modulo di interazione tra l’amministrazione centrale e il territorio che ha consentito l’adeguamento e l’allestimento di spazi fieristici, garantendo pertanto l’utile reimpiego dei dispositivi utilizzati messi a disposizione del Ministero. Voglio sottolineare questo aspetto, perché devo dare atto della grande collaborazione che c’è stata da parte del presidente della regione Emilia-Romagna, dal presidente e da tutta la regione, nel trovare una soluzione organizzativa dove la regione ha dato la massima disponibilità a collaborare con il presidente del tribunale di Reggio Emilia e con il presidente della corte d’appello di Bologna per trovare soluzioni idonee organizzative e anche nel destinare risorse per far sì che questo modello, tra amministrazione centrale e amministrazione regionale, portasse a delle soluzioni idonee ed efficaci dal punto di vista organizzativo, che chiaramente agevolano anche la speditezza e il lavoro non solo dei difensori ma anche di tutti i magistrati e garantiscono tutti i diritti delle parti processuali.
L’udienza preliminare si è pertanto svolta nella sede naturale, che è quella di Bologna, perché sono reati di competenza distrettuale, ed all’esito il GUP ha disposto il rinvio a giudizio, davanti al tribunale di Reggio Emilia, di 147 imputati per il dibattimento.
La trattazione delle posizioni per le quali vi è stata richiesta di definizione nelle forme del giudizio abbreviato, 71, o dell’applicazione della pena su richiesta delle parti, 21, è proseguita nei locali fieristici, che saranno rilasciati il prossimo 29 febbraio alla scadenza del contratto. Le ulteriori udienze necessarie alla definizione dei riti alternativi saranno celebrate, successivamente a tale data, invece, nell’aula della corte d’assise della corte d’appello di Bologna, come comunicato dal procuratore della Repubblica.
Anche per quanto attiene alla celebrazione della fase dibattimentale e facendo seguito alle richieste avanzate dal procuratore della Repubblica e dal presidente del tribunale di Reggio Emilia, il Ministero della giustizia ha prestato attività di supporto per la verifica della idoneità delle aule del tribunale di Reggio Emilia, avviando l’interlocuzione con gli uffici giudiziari e con gli enti locali interessati. In seguito alle statuizioni assunte dalla competente conferenza permanente, il dibattimento sarà celebrato presso il tribunale di Reggio Emilia, opportunamente adattato alla celebrazione delle udienze attraverso l’allestimento di un’apposita struttura.
Con nota del 3 febbraio scorso e dall’esito di un ulteriore incontro tecnico svoltosi sul posto in data 25 gennaio 2016 con l’amministrazione locale e i capi degli uffici, la competente articolazione di questo Dicastero ha fornito il proprio assenso all’assunzione, da parte del comune di Reggio Emilia e sempre con il contributo della regione Emilia-Romagna, degli oneri di allestimento dell’aula speciale, assicurando l’esecuzione da parte dell’amministrazione delle attività riguardanti la multivideoconferenza e la videosorveglianza, in attesa del progetto definitivo e del parere del procuratore generale presso la corte d’appello di Bologna per quanto attiene all’aspetto della sicurezza.
In data 16 febbraio 2016 è stato poi trasmesso alla Direzione generale delle risorse il progetto definitivo attualmente all’esame del personale tecnico della Direzione, che ha comunque preso parte alle varie fasi nella sua stesura. Secondo quanto riferito, allo stato sono pertanto in atto ed in via assolutamente avanzata le procedure di scelta del contraente per l’appalto da parte del comune di Reggio Emilia per la realizzazione della nuova struttura dell’aula speciale all’interno del tribunale di Reggio Emilia. Anche in questo caso devo dare atto della collaborazione non solo della regione, ma anche della stessa amministrazione comunale di Reggio Emilia nel velocizzare e nel trovare soluzioni organizzative anche per quanto riguarda il tribunale di Reggio Emilia.
Le competenti articolazioni di questo Dicastero hanno assicurato i necessari impianti di multivideoconferenza e videosorveglianza nonché i dispositivi telematici ed elettronici utili a sostenere nel modo migliore la celebrazione del processo. Il Ministero, pertanto, ha profuso il massimo impegno per assicurare che il «processo Emilia» potesse essere celebrato presso gli uffici giudiziari di Bologna, per quanto riguarda l’udienza preliminare e i riti alternativi, e a Reggio Emilia secondo le regole processuali che disciplinano la competenza funzionale e per territorio.
Per quanto attiene, invece, alle dotazioni organiche del personale di magistratura ed amministrative del tribunale di Reggio Emilia e in riferimento alla funzionalità del «processo Emilia», si evidenzia come allo stato non risultino carenze idonee a compromettere la regolare celebrazione del dibattimento. Un’analisi globale dell’ufficio giudiziario evidenzia, in relazione alla situazione del personale amministrativo, una percentuale di scopertura del 17,65 per cento, che è inferiore alla media nazionale, che si attesta intorno al 21,70 per cento. I posti di dirigente e tre posizioni vacanti di funzionario giudiziario sono stati pubblicati con il bando di mobilità rivolto al personale di altre amministrazioni ed enti del 20 gennaio 2015, la cui procedura è tuttora in corso a causa di rinunce di vincitori.
Specifiche ed ulteriori esigenze, anche indotte dagli adempimenti conseguenti alla celebrazione del dibattimento, potranno essere risolte attraverso applicazioni distrettuali di personale da altri uffici, ai sensi dell’articolo 14 dell’accordo sulla mobilità interna del personale del 27 marzo 2007, ovvero mediante istanze di comando verso l’ufficio di personale del comparto ministeriale. Va in ogni caso sottolineato come anche il tribunale di Reggio Emilia potrà giovarsi degli esiti della manovra di mobilità obbligatoria del personale proveniente dalle province, che entro il 2017 comporterà l’ingresso di circa 3 mila unità nell’amministrazione. Nella prima fase che si sta concludendo in questi giorni, ci si augura che si potranno vedere assegnate alcune risorse, ove il personale in esubero della provincia di Reggio Emilia opti per la disponibilità di vacanza messa a disposizione dal Ministero in relazione al citato tribunale.
Per quanto concerne, invece, il personale di magistratura, l’organico del tribunale di Reggio Emilia presenta allo stato la vacanza di un solo posto di giudice non ancora pubblicato dal Consiglio superiore della magistratura. Non risulta, inoltre, che siano state avanzate richieste di applicazione al presidente della corte d’appello o al CSM in conseguenza della celebrazione del «processo Emilia». Una generale revisione delle piante organiche del personale di magistratura è tuttavia nell’agenda del Ministro, nella prospettiva di potenziare la funzionalità della giurisdizione sull’intero territorio nazionale, anche in conseguenza delle mutate esigenze seguite agli interventi di revisione della geografia giudiziaria ed in considerazione della rivalutazione di specifici indici legati alle caratteristiche locali.
Io ringrazio i deputati che hanno presentato queste interrogazioni perché hanno consentito al Ministero di ricostruire e fare luce sulla situazione organizzativa per la celebrazione di un processo che è molto sentito e sul quale le forze dell’ordine e la magistratura hanno lavorato, quindi, molto attenzionato anche dall’opinione pubblica, nel rispetto di tutte le garanzie di cui hanno diritto anche le parti processuali, garantendo quindi anche i diritti di difesa e cercando di garantire una efficienza organizzativa essenziale per la speditezza e la qualità della risposta di giustizia.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pini. La deputata Marilena Fabbri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione n. 3-02028.
MARILENA FABBRI. Grazie, Presidente. Anche io, come la collega Giuditta Pini, mi ritengo parzialmente soddisfatta di questa risposta.
Se è vero che spetta appunto al presidente di corte d’appello verificare l’idoneità delle sedi di tribunale per lo svolgimento dei processi, è anche vero che, a mio avviso, l’interlocutore del presidente della corte di appello non sarebbe dovuto essere il presidente della regione Emilia Romagna per risolvere eventualmente la problematicità delle aule e degli immobili, ma sarebbe dovuto essere il Ministro della giustizia stesso, soprattutto alla luce dell’articolo 38 della legge di stabilità del 2015 che, finalmente, porta a carico dello Stato le spese per l’allestimento delle sedi giudiziarie e dei relativi oneri di gestione.
Questa era una anomalia, una anomalia che risale al 1941, quindi quel comma ha modificato quella legge che accollava ai comuni gli oneri delle spese giudiziarie, ma in una fase in cui i bilanci comunali erano al 100 per cento oggetto di trasferimento da parte dello Stato.
È evidente che, nel momento in cui le autonomie locali hanno anche una autonomia finanziaria, la giustizia debba essere un onere della collettività nel suo complesso.
Quindi, a maggior ragione, a seguito di questa modifica che vi è stata nel 2015, che ha portato, a partire dal 1o settembre del 2015, gli oneri per le sedi giudiziarie a carico del Ministero della giustizia e dello Stato, a maggior ragione, a mio avviso, in questo caso doveva essere il Ministero della giustizia parte di questa interlocuzione, non solo per la verifica del corretto allestimento dei locali, sicuramente anche per il necessario supporto per tutta la logistica, da quello che abbiamo capito dalla risposta, per l’allestimento delle videoconferenze e della videosorveglianza; ma, insomma, anche eventualmente una compartecipazione, se non totale, almeno parziale, delle spese che, come veniva ricordato, sono state sostenute già in parte dalla regione Emilia-Romagna per 748.000 euro per l’affitto dei locali del padiglione della Fiera di Bologna e i 450.000 euro di contributo al comune di Reggio Emilia, che dovrà adeguare i locali dell’attuale tribunale di Reggio Emilia.
Quindi, ribadisco la parziale soddisfazione, perché riteniamo che comunque vi sia un’inadempienza da parte del Ministero della giustizia che speriamo possa essere poi colmata successivamente, perché riteniamo comunque importante che il processo si mantenga in Emilia Romagna per una maggiore acquisizione di consapevolezza, non solo delle istituzioni, ma anche dei cittadini della pericolosità dell’infiltrazione delle attività malavitose, come quella che si è verificata, e quindi anche per fare emergere i necessari anticorpi che già hanno fatto emergere il fenomeno che è stato appunto evidenziato dalla Direzione distrettuale antimafia dei carabinieri, ma che è necessario venga ulteriormente rafforzato nella consapevolezza dei cittadini.
Auspichiamo quindi che, ovviamente, oltre alla lodevole collaborazione verificatasi in questi mesi da parte dei diversi soggetti interessati, ci possa essere comunque un riconoscimento anche degli oneri, almeno in compartecipazione, da parte del Ministero della giustizia.