Qual è la tua idea di sovracomunalità?
“L’idea è quella di un ambito territoriale di scala più ampia del semplice Comune, nel quale fare le cose insieme, lavorando alla pari, perché ci sono Servizi che in una dimensione micro non hanno le gambe per stare in piedi e invece in una dimensione macro possono rispondere efficacemente alle esigenze dei cittadini. Poi ci sono le ragioni legate all’aspetto economico che vanno considerate per garantire una gamma di Servizi più ampia e anche per fare in modo che tra Comuni contigui ci siano le stesse opportunità, sia in termini di offerta sia in termini di modalità di accesso”.
Qual è la tua idea di sussidiarietà?
“Sussidiarietà è la collaborazione fra pubblico e privato. Penso che debba cadere l’idea della competizione o della prevaricazione reciproca. Pubblico e privato sono necessari entrambi, nel senso che, se ci fosse solo l’uno o solo l’altro, il sistema si impoverirebbe.
Il privato è in grado di mettere in campo delle energie incredibili: creatività, ideazione, capacità di risparmio… Sono competenze derivate dalla necessità, molto concreta, di trovare delle soluzioni ai problemi che deve affrontare se vuole sopravvivere.
Il pubblico è invece il presidio che deve regolamentare il sistema sia per ciò che riguarda la qualità dell’offerta che la congruità del costo e svolgere un ruolo di garanzia per tutelare i soggetti più fragili.
Nel ridisegno del welfare, penso che il pubblico debba ritagliarsi gli spazi dell’analisi dei bisogni, della programmazione e della garanzia dei cittadini nell’accesso a Servizi di qualità, equi e compartecipati”.
Qual è la tua idea di solidarietà?
“Penso che per produrre benessere e ricchezza una comunità debba basarsi sulla solidarietà, indispensabile per fornire pari opportunità affinché ciascuno sia in grado di attuare il proprio progetto di vita, attraverso la riduzione delle diseguaglianze e il supporto dei soggetti più fragili”.
Qual è la tua idea di omogeneità?
“Pensando ai Servizi è la capacità di creare modalità uniformi di accesso e di compartecipazione. È un criterio fortemente connesso al principio di equità e cioè alla capacità di superare tutti quei particolarismi che non siano giustificati da esigenze realmente diverse. L’obiettivo dell’omogeneità è di garantire a tutti lo stesso approccio e la stessa qualità a parità di bisogno”.
Qual è la tua idea di condivisione/differenziazione?
“La condivisione è un processo che collego al momento della decisione: è importante condividere le informazioni, per poter arrivare a una decisione il più possibile consapevole, coerente e condivisa. La capacità di darsi delle linee di indirizzo unitarie non significa poi non riconoscere le specificità e le differenze. Portare il più possibile a unità, non vuol dire appiattire, così come valorizzare le differenze, non vuol dire rivendicarle come se fossero delle bandiere”.
Quanto senti significative e incisive le Politiche di Pari Opportunità all’interno di ASC InSieme?
“La cosa che ritengo più interessante è l’approccio culturale delle politiche di Pari Opportunità… la capacità di affrontare, con occhi strabici, i problemi… tenendo conto dei diversi punti di vista, dei diversi soggetti che si rivolgono ai servizi… utenti, operatori, istituzioni… per superare disuguaglianze, discriminazioni e pregiudizi, dando valore innanzitutto alle competenze e alle autonomie delle persone coinvolte, al di fuori di logiche convenzionali. I Servizi nati nel tempo in questa logica, nei nostri Comuni, li considero ormai acquisiti dall’Azienda. Quello che rimane ancora una sfida è la contaminazione di questo approccio culturale nel modo di lavorare della nostra Azienda e la possibilità che tale approccio ha di sradicare modi di pensare e di fare convenzionali, per scardinare il carattere prevaricatorio della cultura dominante, basata sulla negazione del valore di quello che &` marginale, ignorato, escluso. La scommessa è impedire che le politiche di Pari Opportunità siano una questione di nicchia. Oggi, che le risorse scarseggiano, siamo obbligati a pensare di più a quello che facciamo, ed è il momento migliore per sperimentare approcci diversi, verificando se, quanto sperimentato nel micro dai nostri Comuni, funziona anche nel macro, ed è in grado di migliorare l’efficacia e l’economicità delle nostre azioni per generare più autonomia economica ma anche più umanità”.