La stepchild adoption non è né una novità, né una prerogativa gay. Esiste in Italia dal 1983 (L. 184/1983) e permette l’adozione del figlio del coniuge, con il consenso del genitore biologico, solo se l’adozione corrisponde all’interesse del figlio, che deve dare il consenso (se maggiore di 14 anni) o comunque esprimere la sua opinione (se di età tra i 12 e i 14). L’adozione non è automatica ma viene disposta dal Tribunale per i minorenni dopo un accurato screening sull’idoneità affettiva, la capacità educativa, la situazione personale ed economica, la salute e l’ambiente familiare di colui che chiede l’adozione.
I tribunali di Roma e Milano, su ricorso delle coppie LGBT, hanno esteso l’applicazione di questa norma di legge, per ora a favore delle sole coppie sposate, anche a favore delle coppie LGBT. Il fenomeno della maternità surrogata, é un fenomeno riconosciuto legalmente e regolamentato in tanti paese europei e nord America, e vietato in Italia, ma finora le coppie che vi hanno fatto ricorso nonostante il divieto sono per il 93% coppie sposate eterosessuali. Perché si ha paura che il fenomeno dilaghi solo ora che si intende estendere a favore delle coppie LGBT, l’applicazione di una norma già esistente sulle adozioni speciali? Se la preclusione, non é l’idea che una coppia gay non sia adeguata ad allevare un figlio, perché non si apre alle adozioni in generale? Anche se non si puó continuare ad ignorare che il tema dell’adozione del figlio del partner rimane e riguarda soprattutto le donne che non hanno bisogno di ricorrere alla maternità surrogata. Le coppie gay sono inoltre un numero limitato, quello che decide di formalizzare il proprio rapporto una minoranza e quelli che scelgono un progetto familiare un numero ancora piú irrisorio. Considerato che non siamo di fronte a numeri di massa o a stravolgimenti sulle modalità riproduttive tradizionali, che il 93% di chi fa ricorso impropriamente alla maternità surrogata sono coppie eterosessuali, a cosa é dovuta dunque questo rifiuto per l’adozione del figlio del partner per le Unioni civili se non ad una preclusione di carattere culturale e/o ideologica?
Questa proposta di legge inoltre per produrre effetti dovrà essere approvata anche dalla Camera. Chiunque dovesse decidere da oggi in poi di fare un figlio attraverso la maternità surrogata, si troverebbe comunque di fronte ai divieti del nostro paese con il rischio che al rientro in Italia si sia sottoposti a processo con il rischio di sottrazione del minore, dovrebbe comunque essere nella condizione di coppia e con un progetto familiare e come minimo con 9 mesi d’avanti. Se si vuole davvero mettere mano alla legge sulle adozioni c’é tempo per farlo e per intervenire “a favore” o “a scapito” di tutti senza penalizzare solo una parte dei cittadini italiani per una preclusione politica e culturale, e senza che la legge sulle Unioni civili possa alimentare alcuna percezione che si sia passati ad un atteggiamento permissivo. Si abbia il coraggio di approvare la legge così com’è senza alibi. É arrivato il tempo dei diritti.
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