Interrogazione:
Al Ministro dello sviluppo economico – Per sapere – premesso che:
I lavoratori dello stabilimento IMT di Casalecchio di Reno (BO), azienda facente parte del Gruppo Paritel di Castel Maggiore (BO) che dà lavoro a 219 persone, qualche giorno fa era scesa in sciopero ad oltranza, fermando di fatto la produzione, dopo l’esito negativo dell’incontro tra la nuova proprietà e i sindacati che si è tenuto ad Alessandria il 30 settembre u.s.
Il Gruppo Paritel, come si evince dall’atto di sindacato ispettivo n. 5-09134, cofirmato anche dall’interrogante, ha messo in vendite anche altre aziende di cui è proprietaria, come la Demm di Porretta T. e la Cevolani di San Lazzaro, contribuendo ad uno smantellamento dei siti produttivi e ad profondo depauperamento di posti di lavoro dalla montagna alla pianura del comprensorio bolognese.
Le proposte della nuova proprietà italo-cinese che intende ridurre da 210 a 90 i dipendenti ed in particolare da 50 a 10 quelli di Casalecchio non sono state ovviamente accettate dai Sindacati. La trattativa quindi è ferma.
Le posizioni del nuovo acquirente sono ancora troppo distanti da quelle dei Sindacati e la situazione è anche complicata dal fatto che i tre stabilimenti vengono da storie e situazioni socio economiche diverse. Ad esempio lo stabilimento di Cassine è in una posizione che ricorda molto quella della DEMM di Porretta, cioè sono entrambe realtà in cui la sparizione della ditta provocherebbe un forte contraccolpo all’economia della zona. Va peraltro detto che se i piemontesi rischiano un forte ridimensionamento, lo stabilimento di Casalecchio rischia la chiusura;
Sulla trattativa incombe, infatti, una data inderogabile. Il 7 novembre, infatti, scadrà la il termine della Amministrazione Straordinaria. Se non si troverà un accordo entro tale giorno, il Gruppo IMT dovrà per forza di cose dichiarare fallimento ed in questo modo i dipendenti in primis rischierebbero di perdere molte delle competenze ad ora congelate dall’Amministrazione Straordinaria. Dall’8 novembre i dipendenti sarebbero di fatto licenziati.
Il 20 ottobre p.v. è previsto al MISE un incontro tra le parti e l’interrogante auspica una mediazione da parte del Ministero per convincere il nuovo acquirente ad una condizione più ragionevole per l’acquisto della società e per la gestione dei dipendenti;
Sarebbe auspicabile, oltre ad operare per una “riduzione del danno” il più ampia possibile, ragionare sulla proposta di ammortizzatori sociali per permettere ai dipendenti di avere almeno altri due anni di liquidità garantiti, in modo che alcuni di loro potrebbero raggiungere l’età pensionabile in regime di mobilità ordinaria.
Cosa intende fare per evitare il progressivo smantellamento di tale realtà industriale con evidenti ricadute sia sul tessuto occupazionale che produttivo, e quali ammortizzatori sociali si intendano attivare.
Fabbri
Roma, 14 ottobre 2016