Il decreto attuativo recante istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita (0-6 anni) inserito all’interno della riforma della “Buona Scuola”, legge 107/2015, ha l’obiettivo di garantire «ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali».
La sfida è l’organizzazione e gestione della nuova scuola 0-6, individuata come futuro dell’istruzione dal ddl 1260 confluito appunto nella Buona scuola. Il tentativo è quello di rendere organico un sistema che finora ha vissuto, salvo alcuni tentativi sperimentali, per lo più in modo separato.
Attraverso la costituzione del Sistema integrato progressivamente si estenderanno, amplieranno e qualificheranno i servizi educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia in tutta Italia. Le risorse arriveranno agli enti locali da un apposito Fondo (229 milioni all’anno).
Il decreto attuativo prevede inoltre un Piano di azione nazionale per l’attuazione del Sistema integrato che coinvolgerà attivamente tutti gli attori in campo.
Sarà promossa la costituzione di poli per l’infanzia per bambine e bambini di età fino a 6 anni, anche aggregati a scuole primarie e istituti comprensivi.
I poli serviranno a potenziare la ricettività dei servizi e sostenere la continuità del percorso educativo e scolastico di tutte le bambine e dei bambini. Saranno finanziati anche attraverso appositi fondi Inail (150 milioni).
È prevista anche una specifica governance del Sistema integrato di educazione e di istruzione. Al Miur spetterà un ruolo di coordinamento, indirizzo e promozione, in sintonia con le Regioni e gli Enti locali, sulla base del Piano di Azione Nazionale che sarà adottato dal Governo.
I servizi educativi zero-tre anni non saranno più una misura di welfare, ma il primo ingresso in un percorso di educazione ed istruzione che inizia dalla nascita e prosegue per tutta la vita. Il personale dovrà possedere una laurea triennale in Scienze dell’Educazione, godrà di formazione continua in servizio e, soprattutto, come già accade nelle migliori esperienze emiliano-romagnole e toscane, potrà contare sul coordinamento pedagogico: ovvero figure con compiti di indirizzo e sostegno al lavoro degli operatori. Queste figure professionali svolgono una valutazione della qualità, il monitoraggio e il raccordo tra i servizi educativi, sociali e sanitari, di collaborazione con le famiglie e la comunità locale, di fondamentale importanza per promuovere una vera cultura dell’infanzia”.