Tra i tanti nomi nuovi di questa Legislatura compare anche quello di Marilena Fabbri eletta Deputata nelle liste del PD in Emilia Romagna, ma chi è Marilena?
Marilena Fabbri nasce a Bologna il 21 ottobre 1969.
Il padre, originario del ferrarese, e la madre, del salernitano (da dove è emigrata, ancora piccola, con la famiglia, ad Argenta), arrivano a Sasso Marconi poco prima della nascita di Marilena.
“A Sasso non c’era rete parentale” e le famiglie di origine sono meta, a Ferrara, di visite regolari. “Trentaquattro zii e una cinquantina di cugini primi… per non contare i secondi…”. È una presenza-assenza decisamente significativa.
La tradizione che consolida i legami, anche nella distanza, è quella dell’origine contadina, nella quale, alla cura degli affetti, si unisce il contributo reciproco all’economia dei singoli nuclei.
“Ogni quindici giorni andavamo a Ferrara a trovare i parenti, soprattutto quando c’erano ancora i nonni. Caricavamo la macchina dei prodotti della collina e tornavamo con il baule pieno di quelli della campagna. Così vivevamo in una quasi totale autosufficienza”.
Il rapporto con la campagna è una nota che domina l’infanzia e la giovinezza di Marilena e un importante nutriente. Reale e metaforico.
“Ho bevuto il latte della mucca fino a venticinque anni. I miei genitori hanno sempre saputo dove trovare le cose genuine. Qui a Sasso c’era uno zio che coltivava dei terreni e aveva mucche e maiali. Ogni anno si uccideva la mucca al macello e il macellaio veniva nella casa colonica di mio zio per farla a pezzi. E così con il maiale. Nonostante mi sia resa conto, quando ho fatto delle stagioni, che il lavoro in campagna è una gran fatica… un lavoro snervante e sfibrante… la voglia che metteva la sera di uscire, di stare in compagnia, di frequentare il paese, era qualcosa di veramente vitale… qualcosa che dava una grande allegria, una grande voglia di vivere… Oggi mi rendo conto, spesse volte, che ho un livello di sopportazione e di produzione che altri non hanno… sento anch’io di avere una grande energia e una grande vitalità… meno l’allegria. Dai miei genitori ho ereditato piuttosto questo aspetto serioso. Il senso del dovere, del sacrificio, e di utilizzare sempre bene il tempo.
In casa mia il tempo andava sempre impiegato. Non c’era mai il tempo morto. Se guardi la televisione sgrani anche i piselli, se vai a fare una passeggiata nel bosco, raccogli anche i funghi, al fiume vai per pescare, al mare per cercare le vongole. Un pregio e un difetto. Ancora oggi ho sempre la smania di dover impiegare il tempo in cose utili e ne concedo poco al riposo”.
Nella costruzione dei propri principi questo messaggio è un tutt’uno con il forte senso del dovere, della responsabilità e del rispetto delle regole.
“Sono una che non si lascia mai andare, non perdo mai il controllo della situazione. Non ho fatto mai cose fuori dalle regole. Non mi sono mai ubriacata. Non sopporto il fumo”.
Una vita semplice nella quale i confini sono ben segnati e i riferimenti sono solidi e chiari. Poche cose, ma intense.
“La vita del paese non l’abbiamo mai vissuta tanto. I miei genitori vivevano più gli spazi naturali che frequentare le persone… l’orto, il fiume… qualche volta andavamo a fare un pic-nic. Sino all’adolescenza ho frequentato la scuola, la piscina e la palestra, ma non avevo un particolare senso di appartenenza al paese. Ho imparato a conoscerlo a vent’anni, quando sono entrata per la prima volta in Consiglio Comunale, acquisendo anche una visione globale del territorio. Ripensandoci, anche io, come i miei genitori, non ho mai frequentato le compagnie del paese e sono sempre stata molto selettiva nelle mie amicizie. Ho avuto un’amica del cuore alle Elementari, una alle Medie, una al Liceo e una all’Università, che poi ho messo in rete tra loro. E ancora oggi ci si frequenta a geografia variabile”.
“Del mio percorso scolastico mi ricordo tutti i passaggi, ma soprattutto il clima, il contesto ambientale. Ho fatto la Scuola Materna alle Grimaldi, che erano a suo tempo gestite dalle suore. I miei genitori lavoravano entrambi e quindi hanno sempre scelto delle scuole che avessero il tempo lungo. Alle Grimaldi restavo per tutto il tempo possibile, compresi i vespri serali”.
Scuole Elementari a Villa Marini, Scuole Medie a Sasso Centro, Liceo Scientifico Righi a Bologna.
Diplomata nel 1989 Marilena si iscrive a Giurisprudenza dove si laurea nel 1997 in diritto penale minorile. “Allora pensavo ancora di fare la magistrata, e che avrei voluto lavorare al Tribunale dei Minori, anche se, dall’ingresso in Consiglio Comunale, nel 1990, la politica aveva preso, a poco a poco, il sopravvento sugli altri miei interessi”.
La formazione politica si alimenta in casa, attraverso la testimonianza dei genitori, che è soprattutto quella di un forte senso della giustizia. Il padre, muratore di cantiere, è rappresentante sindacale, la mamma è operaia all’Arcotronics. Con loro Marilena partecipa a molte manifestazioni, sindacali e politiche.
“In casa si guardava regolarmente il telegiornale e si commentava insieme. Il sentimento era sempre di grande insoddisfazione per l’ingiustizia e la prevaricazione dei diritti dei più deboli. I miei genitori sono sempre stati militanti. Partecipavano a molte manifestazioni, in giro per l’Italia, e io andavo sempre con loro. Me ne ricordo un paio in cui c’era Berlinguer. Sono di quei ricordi che non dimentichi. Non è che avessi una grande consapevolezza, era piuttosto un clima nel quale ero immersa… Quando ci furono i funerali di Berlinguer ero in terza media e i miei genitori firmarono l’autorizzazione perché potessi partecipare anch’io. Fu una manifestazione oceanica. Come quella dei lenzuoli bianchi, alla quale andammo a Palermo, dopo l’uccisione di Falcone e Borsellino”.
Nel 1986 intanto Marilena si avvicina al Movimento Federalista Europeo. “Partecipai con la mia classe del Liceo a un progetto europeo per un insegnamento omogeneo della storia in tutta Europa e andammo in visita a Strasburgo, dove incontrammo Altiero Spinelli, che era uno dei redattori del manifesto europeista di Ventotene. Mi aggregai al Movimento Federalista Europeo e cominciai a fare politica. In corriera, nel tragitto Sasso-Bologna, discutevo animatamente di politica con uno studente di ingegneria. Dopo anni di discussioni, nel 1990, fu proprio lui, futuro capogruppo in Consiglio per il PCI, a chiedermi di candidarmi alle elezioni per il Consiglio Comunale. Accettai la proposta e mi candidai come indipendente, iscrivendomi al partito solo qualche anno dopo. Feci questa scelta perché in quel momento vedevo l’iscrizione come un limite. Mi ritenevo uno spirito libero e facevo fatica a sentirmi parte di qualcosa di così strutturato. Pensavo che iscrivendomi a un partito avrei dovuto rinunciare a una parte della mia libertà di pensiero”.
Eletta in Consiglio Comunale con uno spareggio, e grazie alla minore età rispetto alla co-candidata, Marilena è consigliera dal 1990 al 1995, con delega alle Politiche Giovanili. Nel 1992, a seguito di un avvicendamento, entra a far parte della Giunta con delega a Politiche Sociali, Politiche Giovanili, Politiche Scolastiche e della Formazione Professionale.
Ricandidatasi nel 1995 viene rieletta come Consigliera, ma rifiuta la proposta di entrare a far parte della Giunta per dedicarsi con maggiore impegno agli studi.
Nel 1999 le viene chiesto di candidarsi a Sindaca in una situazione di difficoltà amministrativa che vede una spaccatura tra la coalizione di maggioranza e la Sindaca uscente. La decisione è molto tormentata.
“Da un lato significava cambiare completamente direzione rispetto alla mia preparazione e ai progetti di lavoro che avevo fatto negli ultimi anni, concentrandomi negli studi e preparando la tesi. Pensavo di diventare magistrata, avevo lavorato molto su di me, immaginando una scelta di vita molto radicale, fino alla disponibilità a lavorare in frontiera. D’altro lato era un’opportunità per mettere in pratica immediatamente quello in cui credevo. Nella realtà fu un’occasione che mi permise di scoprire che le sfide mi piacciono, che nelle situazioni critiche rendo il meglio, perché non vado in ansia, so mantenere il sangue freddo e non mi faccio prendere dal panico. I poteri forti non mi spaventano. Sono forte con i forti e debole con i deboli. E faccio fatica a non immedesimarmi in chi ha bisogno”.
La campagna elettorale è pesante, sia sotto il profilo politico, che sotto quello personale. “Condividevo che fosse necessario un cambio amministrativo, senza però mai disconoscere quello che, nelle due legislature precedenti, aveva visto anche il mio contributo di Assessora e di Consigliera. Quell’esperienza mi ha fatto capire che c’è un periodo della vita nel quale dai il meglio di te, poi può subentrare l’abitudine, la stanchezza, calare la capacità di trovare le soluzioni ai problemi, e a quel punto bisogna saper comprendere che il cambiamento &` necessario. Dieci anni è un tempo giusto per amministrare un territorio, un tempo nel quale puoi calibrare le forze. Finito quello è necessario fermarsi e rigenerarsi”.
Alla prova elettorale Marilena viene eletta con il 45,8% dei voti. È una perdita significativa per Sasso Marconi. La spaccatura ha contagiato il territorio.
“Dopo la campagna elettorale cominciai concretamente a sentire il peso della responsabilità, di dover rispondere a tutte le aspettative. Cercai innanzitutto di ripristinare un clima più sereno, mostrando accoglienza verso tutti, senza atteggiamenti di rivendicazione o di rivalsa. La consapevolezza che avevo raggiunto era quella che non era necessario dimostrare tutti i giorni qualcosa, e che potevo dedicarmi di più al dialogo e all’accoglienza, anche di chi aveva fatto una scelta diversa”.
Sindaca di Sasso Marconi dal 1999 al 2009, rieletta nel 2004 con il 63,4% dei voti, Marilena è intanto candidata alla Camera per le elezioni politiche del 2008, risultando la prima dei non eletti. Nel 2009 è candidata alle elezioni provinciali ed eletta in Consiglio, nel quale ricopre la carica di Vice Presidente del gruppo PD.
Eletta membro dell’assemblea costituente del Partito Democratico nel 2007, vi rimane fino al 2009, anno in cui entra nell’assemblea regionale, e dal 2012 in segreteria regionale, come responsabile di Salute e Welfare.
Da novembre 2009 è nominata consigliera di ASC InSieme con il ruolo di Presidente.
“Ho sempre sentito questa vocazione… per un impegno lavorativo e politico di utilità per gli altri. In casa è stata una scelta molto travagliata… soprattutto perché i miei genitori sono persone molto schive, che non amano mettersi in mostra, e che non hanno mai accettato fino in fondo che io fossi diventata una figura pubblica, anche se sul piano materiale mi hanno sempre sostenuto senza remore, prima negli studi e poi, con la nascita dei miei figli, rendendomi possibile conciliare i tempi dell’impegno amministrativo e politico con la scelta di avere una famiglia. Senza il loro pieno sostegno e supporto sarebbero state due scelte tra loro assolutamente incompatibili”.
Chi consente a Marilena di fare un salto esistenziale è la sua famiglia politica. I “miei”, dice ripetutamente. “Sono loro che mi hanno permesso di scoprire il mio ‘lato sociale’ obbligandomi a superare la mia introversione e a trovare il coraggio di fare le cose che ritengo giuste. È come se mi avessero aperto alla conquista di uno spazio, fisico e temporale, nel quale potermi muovere liberamente, come parte di una rete che riconosco e dalla quale mi sento riconosciuta”.
Sotto il profilo professionale Marilena è attualmente funzionaria della Regione Emilia Romagna, specialista in questioni giuridiche e procedimenti amministrativi in materia di personale. A questo lavoro è arrivata attraverso un percorso fatto di diverse esperienze… stagioni di raccolta della frutta, standista alla Fiera del Libro, insegnante di nuoto e bagnina… fino al superamento di tre concorsi indetti dalla Regione per profili amministrativo-giuridici.
Amante dei viaggi ha percorso buona parte dell’Europa. Dal Portogallo a Praga (visitata la prima volta nel 1989, “quando si stavano preparando, in un clima molto composto, le prime elezioni libere e dove vedemmo la città esplodere di gioia per la vittoria di Havel”), dalla Norvegia alla Turchia, dall’Islanda ai campi profughi Saharawi, in pieno deserto algerino. “Amo viaggiare perché è un momento di rigenerazione, perché ti obbliga a riconoscere e rivedere i tuoi pregiudizi, a prendere atto che è possibile un altro modo di pensare e di fare le cose. Un po’ come l’amore per la lettura, che è un viaggio dentro altri punti di vista, quelli che ti fanno mettere in discussione certezze e convinzioni”.
Uscita dalla casa dei genitori nel 2000 per convivere con Pier Paolo è sposata con lui dal 2002 e mamma di Giulia (2003) e Massimiliano (2006).
Parola chiave dell’impegno politico
“Servizio e passione”.
Leader di riferimento
“Penso più alle idee che alle persone. In questo momento, pur con tutti i suoi limiti e i suoi difetti, penso che Bersani sia il leader in grado di traghettarci fuori dalla situazione melmosa nella quale ci troviamo”.
Libri preferiti
“Tra i libri letti di recente ci sono Mare al mattino di Margaret Mazzantini, un libro sul legame travagliato tra Italia e Libia fino alle ultime traversate disperate dei profughi a seguito della caduta di Gheddafi e Nel mare ci sono i coccodrilli, la vera storia di Enaiatollah Akbari, un ragazzino fuggito dall’Afghanistan e arrivato in Italia dopo mille peripezie. Sono due libri che mi hanno fatto molto pensare, in questo momento in cui mi stavo un po’ indurendo… soprattutto al fatto che chi riesce ad arrivare qui merita, innanzitutto e senza giudizi, tutto il nostro rispetto”.
Film preferiti
“Il soldato blu, The Reader, ma anche Titanic. E poi tutta la saga dei Pirati dei Caraibi e di Harry Potter che mi sono guardata con i miei figli e i cartoni animati di Miyazaki, da La Città incantata a Ponyo”.
Musica preferita
“Pop italiana e straniera”.
Programmi TV preferiti
“Ho piuttosto abbandonato la TV. Non sopporto più questa modalità tutta italiana di parlare sulle cose anziché delle cose, di sviscerare, di enucleare, alla fine di non dire niente, nello stesso modo in cui si parla di calcio… i fatti che vengono ribaltati come calzini, revisionati, processati, perdendo un sacco di tempo a discutere di cose sulle quali non si può incidere. Il parlare per parlare non mi interessa, preferisco guardare i cartoni animati con i miei figli e, pensare che un mondo migliore è ancora possibile, al di là della rappresentazione del presente”.