Condivido le parole dell’On. Daniele Marantelli per commemorare il Sindaco Laura Prati brutalmente assassinata
RICORDO DI LAURA PRATI ALLA CAMERA
Signora Presidente, cari colleghi lunedì 22 luglio, dopo aver lottato per venti giorni, Laura Prati ha cessato di vivere.
Laura questa volta non ce l’ha fatta. In quel maledetto 2 luglio, quando la vendetta covata da tempo da un criminale, l’ha sorpresa mentre era al suo posto di lavoro in Comune insieme al suo vicesindaco Costantino Iametti, abbiamo vissuto momenti di angoscia. Raggiunto dalla notizia, appena atterrato a Fiumicino, ho tempestato di telefonate tutti coloro che in quel momento potevano affrontare quell’emergenza. Quando siamo intervenuti in Aula per ricordare la gravità dell’accaduto, gli spari a Laura e Costantino pareva non avessero causato conseguenze irreparabili. E in effetti, due giorni dopo, accompagnato dal marito, sono andato a trovarla all’Ospedale di Gallarate. Le ho dato un lieve bacio sulla fronte ma, pur trovandola comprensibilmente sofferente, ci siamo parlati guardando già al futuro. Le ho lasciato un libro di narrativa, perché amava leggere. Quando ci siamo salutati ha sorriso, come sempre. Con il figlio Massimo, che attendeva fuori dal reparto di rianimazione, abbiamo condiviso un sentimento di sincera speranza. Tant’è che suo padre aveva insistito per accompagnarmi a casa a Varese. Forse aveva bisogno di parlare, di superare le tensioni di quei giorni tremendi. Sapevamo che la sfida che attendeva Laura sarebbe stata lunga e difficile, ma eravamo convinti che il peggio fosse passato. Per questo ci siamo abbandonati a ricordare tante pagine del suo impegno che inevitabilmente ha richiesto spesso anche sacrifici familiari. Poco si sa e si dice del prezzo che pagano i familiari di coloro che fanno politica, soprattutto con il lavoro volontario nei territori, nelle feste popolari, nei piccoli comuni.
Cardano e Varese non sono il Mugello o Modena. Per la sinistra, per il centrosinistra la vita è sempre stata dura dalle nostre parti. Ma mai, mai Laura ha attenuato l’impegno per i valori in cui credeva: la libertà, il lavoro, l’uguaglianza, la solidarietà, i diritti delle donne. Nel sindacato, nella FIOM, nelle associazioni, nel partito (il PDS, i-DS, il PD) nel quale ho avuto la fortuna di condividere tante battaglie comuni in oltre 20 anni, potendo sempre contare sul suo aiuto.
Dolce, ma determinata. Fin da segretaria di sezione sapeva assumersi responsabilità impopolari e importanti. E si vinceva grazie a quelle decisioni. Determinata sì, cinica mai. Nei congressi era una spina nel fianco. Tenace sostenitrice dell’importanza delle donne nella politica e nelle istituzioni si batteva, senza mai alzare la voce, per favorire la loro presenza nella vita pubblica. Quanta emozione provavo quando manifestava indignazione e stupore di fronte ad una ingiustizia, ad una violenza, ad una volgarità che contrastava con mitezza apparente, ma con forza e tenacia davvero rare. Nella stessa candidatura a sindaco ha dovuto affrontare un percorso tutt’altro che semplice. Vinse le elezioni, il suo contributo fu decisivo per l’affermazione del centrosinistra. Oggi ci chiediamo se ne sia valsa la pena. Certo, quello era il suo sogno. Era felicissima di essere sindaco, o meglio la sindaca del suo paese. Moralità, competenza, tenacia, dedizione, passione, radici popolari: queste erano le sue caratteristiche. Lo scorso venerdì 28 giugno sono andato con mia moglie ad ascoltarla alla festa del PD alla Schiranna. Partecipava ad un incontro sul femminicidio. Mai avremmo immaginato che la serenità di quella sera solo quattro giorni dopo si sarebbe trasformato in un incubo. La speranza nella ripresa e poi la doccia fredda delle complicazioni sempre più gravi delle sue condizioni. In questi giorni ci siamo spesso domandati se si poteva prevenire il terribile omicidio. Vorrei sottolineare, in questa Italia spesso sguaiata, il dolore composto del marito, la rassegnazione antica della mamma, gli occhi azzurri appena un po’ velati di un figlio che in quei giorni dà un esame all’università e prende 30. Quando lunedì, il giorno della scomparsa, suo padre mi ha detto che proprio il figlio Massimo ha voluto fortemente che il cuore di sua mamma potesse continuare a battere in un’altra persona, ho faticato non poco a dominare la commozione. Semplice militante, segretaria di sezione, attivista sindacale, consigliera provinciale, vicesindaco, sindaco, Presidente provinciale del PD di Varese e componente l’Assemblea Nazionale del PD. Identica era la passione e la serietà di Laura nell’affrontare i suoi doveri. L’impegno di Sindaco l’aveva preso davvero con rigore ed entusiasmo. Chi perde il lavoro, chi è sfrattato, la famiglia sconvolta dai drammi della droga di un ragazzo o quello dell’Alzheimer di un anziano, quasi sempre si rivolge al proprio Sindaco. Questa è oggi una figura che funge da presidio insostituibile per la tenuta stessa della democrazia, tanto più nella tempesta di una crisi di sistema, dove la più grave recessione del dopoguerra si intreccia con troppe degenerazioni etiche e morali. Noi abbiamo il dovere di permettere ai sindaci di poter svolgere serenamente le loro funzioni. Dobbiamo fare di più. Laura Prati il suo dovere l’ha fatto fino in fondo. Per questo la sua morte è così ingiusta: perché lei credeva che la politica è servizio, è fare per dare risposte, è sostenere la comunità che ti ha eletto soprattutto nei momenti più difficili.
La partecipazione commossa a questo dolore così grande di tanti amici e compagni non mi sorprende. Ringrazio il Presidente della Repubblica, del Senato, della Camera, del Consiglio, le tante autorità civili e religiose, i sindaci, gli esponenti di tutte le forze politiche, delle organizzazioni sociali, delle associazioni, semplici cittadini, per la partecipazione sincera al dolore dei familiari, a quello della comunità di Cardano al Campo e del Partito Democratico.
Laura ha pagato un prezzo altissimo per essere stata coerente con i propri valori. Qui emerge chiaramente il suo valore simbolico.
Auspico, lo chiedo nell’Aula della Camera, che per Laura Prati la Repubblica Italiana riconosca il valore civile del suo impegno che si deve alle vittime cadute nell’adempimento del proprio dovere per aver fatto rispettare la legge. Commozione e solidarietà non devono però offuscare l’esigenza di colpire il responsabile di questa tragedia. Noi non lasceremo soli i suoi cari. Pinuccio, il marito, il figlio Massimo e la figlia Alessia, una bambina di soli 12 anni. Proprio l’amore e la dignità di un marito speciale e la maturità di un ragazzo di 21 anni, diventato improvvisamente uomo, ci dicono che in tutto il nostro paese esistono energie straordinarie nelle quali riporre fiducia.
Siamo orgogliosi di Laura. Lei non temeva il conflitto politico e sociale, ma aveva un grande rispetto per le idee diverse dalle sue e il suo linguaggio misurato dovrebbe essere un esempio per tanti professionisti della politica, dell’informazione e della cultura. È stata un esempio di buona politica che spero aiuti ciascuno di noi ad essere una persona migliore.
Vogliamo salutarla, impegnandoci a far vivere i suoi valori nel cuore e nella mente delle generazioni che verranno.
Roma, 25 luglio 2013