“Il Governo, nel corso del voto di fiducia al decreto “Irpef” ha accolto ben 7 ordini del giorno presentati e cofirmati dalla sottoscritta e da altri colleghi in materia di acquisti di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni, ponendo così l’accento su alcune questioni che rischiavano di creare situazioni confuse e incongrue per la maggior parte dei Comuni.
Con un emendamento che sarebbe dovuto essere di pura forma, il Senato ha di fatto esteso a tutte le pubbliche amministrazioni e dunque anche a Regioni e enti locali, già assoggettati ai tagli l’obbligo di risparmi per la quota di 700 mln. che dovrebbe gravare solo sulle amministrazioni statali. Mentre con ulteriori emendamenti al comma 3 dell’art.9, il Senato ha da un lato disposto che l’Autorità di vigilanza neghi alle stazioni appaltanti che violino tali obblighi il CIG . Subito dopo però con l’altro emendamento ha ”fatta salva la possibilità di acquisire, mediante procedura di evidenza pubblica, beni e servizi, qualora i relativi prezzi siano inferiori a quelli emersi dalle gare Consip e dei soggetti aggregatori”.
Il Governo accogliendo i nostri ordini del giorno si è impegnato a chiarire l’entità del taglio richiesto a regioni ed enti locali onde evitare confusione ma anche le tipologie di affidamento dei lavori da parte deiComuni non capoluogo di provincia relativamente alla stipula di convenzioni con le cooperative sociali di tipo B ai sensi della legge n. 381 del 1991, all’acquisizione di lavori,servizi e forniture entro la soglia prevista dal dgls 163/2006, all’adozione di soluzioni organizzative in base alla nuova formulazione del comma 3- bis dell’articolo 33 del decreto legislativo n. 163/2006 a far data dal 1o luglio 2014, alla stipula di accordi consortili con convenzioni per la gestione associata.
Attendiamo a questo punto i chiarimenti e le interpretazioni richieste in modo che Comuni, Province e Regioni possano continuare ad approvvigionarsi senza ulteriori oneri o incertezze
Agenzie di Stampa:Decreto Irpef: accolti Odg in materia di acquisti di beni e servizi da parte della Pa
Con alcuni emendamenti il Senato ha introdotto tagli e regole più stringenti per gli enti locali: chiediamo chiarimenti al Governo o si rischia una sbagliata interpretazione della norma
Nel corso del voto di fiducia al Decreto 66, noto come Decreto Irpef, il Governo ha accolto 7 ordini del giorno presentati alla Camera dai deputati Pd Marilena Fabbri, Donata Lenzi, Andrea De Maria, Daniele Montroni, Emma Petitti, Antonella Incerti e Patrizia Maestri. Gli Odg chiedono all’Esecutivo di chiarire la portata di una norma del Decreto in merito agli acquisti dei beni e dei servizi da parte della Pubblica amministrazione, poiché senza delucidazioni si rischia di creare incertezza in molti Comuni.
Con un emendamento, il Senato ha infatti esteso a tutte le pubbliche amministrazioni (e dunque anche a Regioni e enti locali) l’obbligo di risparmi per 700 milioni che invece dovrebbe gravare solo sulle amministrazioni statali. Al contempo, con ulteriori emendamenti al comma 3 dell’art.9, ha disposto che, fatta eccezione per il Comune capoluogo, gli altri Comuni non possano affidare servizi o acquistare beni singolarmente. Ovvero che possano procedere solo attraverso Unioni dei Comuni o aggregazioni consortili, e tramite Consip, la società di proprietà del Ministero dell’Economia e delle Finanze che opera come centrale di committenza nazionale. Il Decreto prevede che l’Autorità di vigilanza neghi le richieste alle stazioni appaltanti che violino tali obblighi. Un altro emendamento, però, recita: “Fatta salva la possibilità di acquisire, mediante procedura di evidenza pubblica, beni e servizi, qualora i relativi prezzi siano inferiori a quelli emersi dalle gare Consip e dei soggetti aggregatori”.
Con il primo ordine del giorno il Governo si è impegnato a chiarire l’entità del taglio richiesto a Regioni ed enti locali e con il successivo che i singoli Comuni possono continuare a stipulare convenzioni con le cooperative sociali di tipo B (enti senza scopo di lucro che, ai sensi della legge n. 381 del 1991, hanno inoltre come finalità statuitarie l’inserimento di lavoratori svantaggiati). Un terzo ordine del giorno chiede di chiarire che i singoli Comuni non capoluogo possono continuare a stipulare autonomamente convenzioni con le associazioni di promozione sociale, con gli organismi di volontariato, con le associazioni o le società dilettantistiche nonché le organizzazioni non governative. Un altro ordine del giorno chiede di chiarire che gli “accordi consortili” per mezzo dei quali i singoli Comuni possono acquisire servizi e forniture sono realizzabili mediante convenzioni per la gestione associata. Un quinto ordine del giorno chiede di chiarire che i singoli Comuni possono operare senza accordi consortili per i servizi e le forniture al di sotto dei 40.000 euro, come previsto dall’art 125 del decreto legislativo 163/2006. Si chiede poi che in presenza di lavori “urgenti o di somma urgenza”, si possano attivare le procedure anche singolarmente. Con l’ultimo ordine del giorno si chiede conferma sulla data – che dovrebbe essere il 1° luglio – a partire dalla quale i Comuni non capoluoghi sono tenuti ad adottare una delle soluzioni orgnizzative per l’acquisizione di lavori prevista dalla nuova formulazione.
A questo punto, attendiamo le interpretazioni richieste in modo che gli enti locali e le Regioni possano continuare il loro lavoro senza incertezze né economiche né organizzative.