Approvata la riforma della giustizia penale e dell’ordinamento penitenziario.
Una riforma di sistema che risponde alle esigenze dell’intera collettività.
Misure efficaci per rendere la giustizia più efficiente, più vicina ai cittadini, migliorare la lotta alla corruzione, aumentare la tutela delle vittime e le condizioni nelle carceri.
Queste alcune delle novità introdotte dalla riforma:
Pene più severe contro chi commette il reato di scambio elettorale politico-mafioso, per il furto in abitazione e lo scippo, per la rapina e l’estorsione.
Cambiano le norme relative alla prescrizione: si allungano i tempi per i reati di corruzione e induzione indebita; per i reati sessuali o di violenza in ambito domestico, se la vittima è un minorenne la decorrenza dei termini viene posticipata e scatterà dal momento in cui compirà 18 anni. Ma la novità è che la prescrizione per tutti i reati resterà sospesa per 18 mesi dopo la sentenza di condanna in primo grado e per altri 18 mesi dopo la condanna in appello.
Estinzione dei reati: in alcuni casi, quando l’imputato abbia riparato interamente il danno ed eliminato, ove possibile, le conseguenze dannose o pericolose del reato da lui commesso, il giudice potrà, dopo aver sentito le parti e naturalmente la persona offesa, dichiarare il reato estinto.
Per quanto riguarda lo svolgimento dei processi, la riforma modifica la disciplina delle indagini preliminari e riduce i “tempi morti”, fissando il termine di 3 mesi (prorogabile di altri 3 mesi) per la decisione del Pubblico Ministero di chiedere l’archiviazione o esercitare l’azione penale. Il termine è invece di 15 mesi nei procedimenti per i delitti di mafia, terrorismo ed altri specifici gravi reati.
Aumentano le tutele per le persone offese: potranno chiedere informazioni sullo stato del procedimento che le riguarda dopo 6 mesi dalla data della denuncia e avranno più tempo per opporsi alla richiesta di archiviazione e chiedere la prosecuzione delle indagini.
Nuove norme anche in materia di impugnazioni penali e di riti speciali, tra cui il giudizio abbreviato e le sentenze di patteggiamento.
Infine, le deleghe. Il provvedimento delega il Governo a intervenire sulle intercettazioni, per trovare un equilibrio tra diritto alla riservatezza e diritto all’informazione (le intercettazioni come strumento investigativo non vengono comunque toccate); sul casellario giudiziale, per semplificarlo e ridurre gli adempimenti amministrativi; sull’ordinamento penitenziario: l’incremento delle opportunità per i detenuti di lavoro retribuito; il miglioramento della medicina penitenziaria; l’attuazione del principio della riserva di codice nella materia penale, al fine di una migliore conoscenza dei precetti e delle sanzioni; interventi specifici per favorire l’integrazione dei detenuti stranieri; la tutela delle donne recluse e delle detenute madri.